Una liberissima riscrittura della celebre fiaba, rivista nel suo lato più oscuro: è "Cendrillon", nella strabiliante versione dell'autore e regista francese, astro nascente della scena europea. Dal 22 al 26 aprile al Piccolo Teatro Strelher di Milano.
Un’infanzia da lettore voracissimo, con libri presi in prestito dalla biblioteca del collegio in cui studiava lo hanno avvicinato al mondo dei racconti popolari e gli hanno fatto capire ciò che sfugge ai più, almeno fino all’età adulta: le fiabe non sono nate per i bambini.
Sono tante, infatti, le versioni di Cenerentola, tramandate da una lunga - e a volte confusa - tradizione orale. Ciò che molti ignorano, però, è che in quella dei fratelli Grimm emerge una violenza e un dolore che invece non ritroviamo nella versione più edulcorata di Perrault, dove le due sorellastre sono addirittura disposte ad amputarsi un dito pur di far entrare la scarpina.
Pommerat parte proprio da qui, da quel dolore, e fa un upgrade per individuare il punto di partenza: la morte della madre di Cenerentola. “Non è soltanto una storia di ascesa sociale condizionata da una buona moralità, che fa trionfare su tutte le prove, o una storia di amore idealista, ma piuttosto una storia che parla del desiderio in senso esteso: il desiderio di vita, opposto alla sua assenza. È forse perché da bambino avrei amato mi si parlasse della morte che oggi trovo interessante provare a parlarne ai bambini”, ha dichiarato.
Ma non è la prima volta che maneggia fiabe: lo aveva già fatto in Pinocchio e Cappuccetto Rosso. Di certo, non poteva perdere l’occasione più ghiotta con Cenerentola: anche qui Pommerat prende alcuni elementi chiave della storia, combinandoli audacemente, anche con l’ausilio di luci e suoni.
Il risultato è un lavoro di un'ora e quaranta – portato in scena in francese con sovratitoli in italiano - che attrae e disorienta, ma soprattutto che promette dibattiti.
Joel Pommerat, 52 anni, dice di se stesso: “io non scrivo testi, scrivo spettacoli… il teatro si vede e si ascolta e io lavoro con tutto, con la voce, il gesto, il suono, le immagini”.
Nel 1990 fonda la sua compagnia, nel 2006 è invitato al Festival d’Avignon, dove allestisce quattro spettacoli e per tre anni è artista residente al Théâtre des Bouffes du Nord, chiamatovi da Peter Brook. Attualmente è artista associato dell’Odéon Théâtre de l’Europe di Parigi e del Théâtre National di Bruxelles. Nel 2015 aprirà il Festival d’Avignon.